Dagli eccessi tricotici degli anni ’70 alle nuove manie epilative, il porno ha davvero influenzato i gusti estetici di generazioni di arrapati?
Il periodo a cavallo tra anni ’70 e ’80 è stato un momento di grande splendore e rinascita dei baffi. In questa fortunata parentesi temporale si è infatti assistito ad uno straordinario ritorno del tappetino sopralabiale, progressivamente decaduto dopo i fasti delle prime decadi del ‘900 (lo sviluppo dell’industria della rasatura vanta infatti il baffo come illustre martire). Sfogliando un album fotografico di famiglia di quegli anni non saranno pochi quelli che dovranno affrontare uno scioccante faccia a faccia con la versione baffuta e capellona del loro padre vestito con improbabili pantaloni a zampa e camicie da figlio dei fiori e magari con un paio di folti basettoni alla Ringo Star. Uno psichedelico eccesso tricotico, un autentico flash da macchina del tempo che dimostra come all’epoca il look “a pieno pelo” fosse eccezionamente diffuso.
Un fenomeno di costume che fu senz’altro trasversale, dal brigatista al brigadiere, dal cantante di successo al portinaio del palazzo, per oltre una decade gli uomini, più o meno giovani, furono affetti dalla febbre del “vicino del naso”, della zazzera e dei favoriti. Anche il mondo del porno, che in quegli anni muoveva i primi timidi passi, non era da meno e anzi potrebbero essere state proprio le prime pellicole hard e le prime riviste porno, scambiate sottobanco come merce da contrabbandieri, a favorire la rinascita del baffo e lo sdoganamento di capelli lunghi e basette. Seguendo la strada del proibito gli italiani impararono a fraternizzare con infaticabili amatori baffuti, irsuti stalloni dai capelli lunghi e maschi alpha dotati di poderosi mustacchi e fedine. Gli albori del cinema a luci rosse e il proliferare di attori dai folti barbigi contribuì senz’altro a rafforzare nell’immaginario collettivo il cliché del baffo, spesso e volentieri di color nero, come sinonimo di amante focoso, passionale e latino. Del resto la stessa scienza insegna che irsutismo e testosterone vanno a braccetto, ne sapeva qualcosa Mark Shannon alias Manlio Cerosimo la prima vera star del porno made in Italy (nella foto che segue alcune sue inquadradature tratte da Porno Holocaust).
Questo attore baffuto di origini romane prima di debuttare nel 1978 nel suo primo film a luci rosse, Sesso Nero di Joe D’Amato, pietra miliare dell’hard tricolore, aveva avuto ruoli marginali in pellicole di seconda fascia e commedie all’italiana e si era guadagnato una certa notorietà avendo avuto una potente erezione causata dalla procace Carmen Russo nel film del 1962 Vino, whisky e acqua salata di Mario Amendola.
Chissà se lo stesso Mark Shannon non abbia scelto di presentarsi al suo debutto da attore porno con un florido baffone per omaggiare lo statunitense Harry Reems (nella foto in basso), altro mostro sacro del cinema hard che prima di lui nel 1972 aveva debuttato nei panni del “mandingo” in The Devil in Miss Jones di Gerard Damiano e soprattutto sempre nello stesso anno avrebbe trovato gloria imperitura grazie alla sua partecipazione in Gola profonda (altro film cult del genere dello stesso regista).
Anche John Holmes, meglio conosciuto come Mr. 32 cm, intramontabile mito dell’hard nel firmamento dei più grandi o quanto meno dei più dotati, aveva un foltissimo paio di mustacchi, capelli lunghi e basettoni.
Sempre restando nell’ambito del porno a stelle e strisce vale la pena citare il mustacchione del lanuginoso Ron Jeremy (nella foto in basso), altro grandissimo del settore conosciuto con il soprannome di Mr. baobab non certo per la sua passione per le piante esotiche. In oltre 2000 pellicole hard nel quale è accreditato come attore o comparsa, Jeremy è sempre stato accompagnato dal suo goliardico baffone, da un’acconciatura riccia alla Cocciante e da una folta coltre di pelo sul corpo.
La Francia non fu da meno e tra i pelosi padri dell’X d’oltralpe si ricordano Dominique Aveline e il suo collega Richard Lemieuvre alias Richard Allan, entrambi forniti di notevoli mustacchi folta capigliatura e immancabile foresta sul corpo.
Cosa accadde poi? Come si è passati dalla straripante villosità di Ron Jeremy alla levigata assenza di pelo di Johnny Sins?
Le cause potrebbero essere state molteplici, ciò che è certo è che progressivamente si è assistito ad un declino del baffo e del pelo toutcourt non solo nel mondo del porno ma anche a livello più esteso nella società e per ambo i sessi.
Senza dubbio le battaglie sociali degli ’60, ’70 e ’80 hanno contribuito a liberare il corpo dai vincoli di pudore degli anni precedenti. Se fino agli anni ’50 nei canoni estetici occidentali si sentiva ancore odore di ancient régime, con i figli dei fiori queste barriere sono state abbattute e c’è stata una sorta di liberazione del pelo, esibito spesso e volentieri non solo sul viso come simbolo di ribellione.
Le immagini di Woodstock, le danze degli hippy, uomini e donne nudi abbracciati insieme, capelli lunghi al vento e peli in vista sono uno dei simboli più forti del cambio di rotta epocale che la società occidentale stava intraprendendo.
Una sorta di punto di non ritorno del pudore, del resto anche il naturismo, lo scambismo e il sesso libero sono figli di questa rivoluzione. I capelli e i peli del corpo, delle ascelle e quelli pubici conservano un legame ancestrale con la natura ferina dell’uomo e l’atto stesso della copula non è in fondo che un umido incontro di peli.
La rivoluzione sociale di quegli anni ha semplicemente contribuito a liberare un’energia repressa e il nuovo cinema porno ha saputo cavalcare questa nuova frequenza erotica mettendo in primo piano i peli del pube e dando ampio spazio all’esposizione tricotica maschile e femminile. Per uno strano scherzo del destino fu poi sempre il cinema hard a veicolare la progressiva decadenza del pelo.
Come sostiene il giornalista e scrittore francese Stéphane Rose nel suo libro Défence du poil, fu il porno che per esigenze di inquadrature, decise di ridurre progressivamente i peli del pube delle protagoniste femminili dando così maggiore risalto all’atto penetrativo. Con il passare degli anni anche le stelle maschili dell’hard iniziarono a rasarsi il pube e in qualche modo il progresso della tecnica cinematografica fu il viatico della lotta senza quartiere al pelo. Si fatica a capire come mai anche i baffi abbiano subito lo stesso destino degli altri peli del corpo vista la marginalità dei primi piani nel cinema a luci rosse. Ebbene vale la pena notare come sempre a cavallo tra gli anni ’60, ’70 e ’80 il movimento LGBT rivendicò sempre maggiori diritti e diversi personaggi del jetset internazionale dichiararono pubblicamente il loro orientamento sessuale, vibrando un micidiale fendente ad uno degli ultimi tabù della società di allora. Tra i più celebri coming out dell’epoca si ricordano senz’altro quello di Prince e quello di George Michael, mentre i Village People guadagnarono fama internazionale pur essendo già dichiatamente gay. Freddy Mercury non volle mai esporsi pubblicamente ma divenne suo malgrado icona della riscossa gender.
Se ci si fa caso, le celebrità appena citate erano tutte baffute e fu così che, in un naturale processo di emulazione verso i propri esponenti più in vista, la comunità gay si appropriò dei baffi che divennero quasi un simbolo della categoria e si trasformarono in una sorta di totem omosessuale.
L’industria della rasatura ci andò a nozze, e “l’uomo che non deve chiedere mai” divenne, o meglio tornò totalmente rasato mentre nelle pellicole porno gay i baffi continuarono ad avere un’eccezionale diffusione. Per una sorta di reazione gli attori hard etero decisero di dare un taglio netto alla tradizione baffuta che li aveva preceduti e molti di loro iniziarono ad adottare un look glabro, estirpando di conseguenza anche i peli del corpo e accorciando i capelli.
Recentemente è rimbalzata sui social la notizia dell’uscita di culottes da uomo ricamate in pizzo (notizia per la verità datata, visto che il brand americano Menagerié diffuse già questo modello nel 2017), presto forse i più arditi avranno a disposizione anche appositi reggiseni per pettorali. La linea di demarcazione tra i sessi è sempre più sottile ed è forse per questo che negli ultimi anni si è assistito ad un forte ritorno di barba e baffi. Una moda che il “fu sesso forte” potrebbe inconsciamente sentire come un’esigenza, un’ostentazione di testosterone, una riscossa di genere o forse l’ultimo canto del cigno del maschio occidentale.
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