Domenica a San Siro (ore 20.45) la 219ª stracittadina del capoluogo lombardo, tanti illustri mustacchi nella storia delle due squadre
Domenica sera alle 20.45 San Siro ospiterà il derby della Madonnina Inter–Milan valido per l’ottava giornata della Serie A. 219° confronto (considerando tutte le gare ufficiali, il 189° in Serie A) tra nerazzurri e rossoneri impegnati entrambi nella corsa alle coppe europee con la squadra di Luciano Spalletti che vorrebbe inanellare la settima vittoria stagionale per suggellare il buon momento di forma mentre la formazione di Vincenzo Montella ha disperatamente bisogno dei tre punti per non perdere il passo delle prime della classe. Di seguito una retrospettiva sui giocatori e i dirigenti che hanno nobilitato la loro presenza nelle rispettive squadre di Milano grazie ai loro stilosissimi baffi e una proposta di 22 titolari per i veri amanti del tappetino subnasale.
Inter
La storia dei baùscia (termine dialettale milanese che significa «sbruffone» usato dai tifosi rossoneri in senso dispregiativo per rimarcare le origini nobiliari e se vogliamo -generalmente in passato – la puzza sotto al naso dei tifosi interisti di estrazione sociale più alta rispetto ai cugini) è del tutto poggiata su solide fondamenta lanuginose… Erano infatti quasi tutti portatori sani di baffi i 44 soci dissidenti del Milan Football and Cricket Club che la sera del 9 marzo 1908 al ristorante milanese L’Orologio decisero di fondare il Foot-Ball Club Internazionale (vedi foto in basso) ribellandosi al divieto imposto dal Milan di arruolare calciatori stranieri in aggiunta a quelli già presenti nella rosa.
Aveva dei paffuti mustacchi il pittore e socio fondatore Giorgio Muggiani che scelse i colori e disegnò il primo emblema societario; aveva un ottimo manubrio anche il primo capitano Hernst Marktl e persino il primo Presidente Giovanni Paramithiotti aveva degli ottimi baffoni collegati per giunta ad un gustoso aneddoto… Pare infatti che lo stesso Pamithiotti fosse poco gradito all’ambiente per via della sua fama da menagramo ma un giorno, assistendo alla partita con barba e baffi finti, non venne riconosciuto e l’Inter vinse l’incontro, ponendo fine alla sua cattiva nomea (da quel giorno decise di non radersi più). Anche il primo idolo della tifoseria interista, il centrocampista Virgilio Fossati, secondo capitano nella storia del biscione dopo Marktl, aveva i baffi e anche alcuni allenatori si sono distinti per il loro augusto mustacchio come Nino Resegotti e più recentemente anche Luciano Spalletti ha riportato una fresca ventata lanuginosa sulla panchina interista. Dopo Paramithiotti furono diversi i presidenti baffuti del sodalizio nerazzurro tra i quali si ricordano Luigi Ansbacher, Ettore Strauss, Ernesto Torrusio, Ferdinando Pozzani, Giorgio Hülss, Senatore Borletti, Emilio Hirzel e Giuseppe Visconti Di Modrone.
Per esigenze di spazio, dall’irsuto undici interista che proponiamo di seguito, abbiamo dovuto escludere alcuni illustri giocatori che vale comunque la pena ricordare vedi Alberto Fontana, Francesco Moriero, Jocelyn Angloma, Herbert Prohaska (già nella rosa della Roma baffuta) e Austilio Malgioglio.
L’Inter schiera tra i pali il nostalgico baffone anni ’80 di Angelo Recchi che dal 1983 al 1985 ha difeso la porta del biscione solamente in 7 occasioni essendo il secondo del giovane e purtroppo glabro Walter Zenga.
La linea difensiva a tre è composta dallo spolverino da samurai di Yuto Nagatomo, dal magistrale mustacchio di Felice Centofanti, uno dei calciatori più stilosamente villosi della storia della Serie A e dal monumentale cornicione peloso di Zio Beppe Bergomi che dopo l’ispido exploit azzurro a Spagna ’82 e alcune memorabili stagioni baffute con la maglia nerazzurra decise inspiegabilmente – o forse per la perdita d’appeal dei baffi nei primi anni ’90 – di radersi, lasciando il campionato italiano orfano di uno dei mustacchi più possenti che la storia del calcio nazionale e mondiale abbia mai prodotto.
Il centrocampo a quattro è composto dal fiabesco baffo retrò dell’eterna bandiera Sandro Mazzola, dal boschetto picaresco di Spillo Altobelli, dai ruvidi baffi e pizzetto di Gigi “bum bum” Di Biagio e dal fiammifero gaio di Vampeta al secolo Marcos André Batista Santos, immenso calciobidone che tuttavia, nella sua breve parentesi in Italia, ha saputo emozionare una certa platea amante dei mustacchi ambigui…
Il tridente offensivo è composto dal baffetto da spacciatore nigeriano di Nwankwo Kanu, dal gustoso baffo e pizzetto di Maurizio Ganz e dal mustacchietto Hipster dell’irsuto bomber dell’attuale rosa dell’Inter Mauro Icardi.
In panchina l’eterno baffo elvetico di Hernst Marktl.
Milan
Anche la storia del sodalizio rossonero vanta storiche radici pelose. Dovevano essere infatti numerosi i personaggi baffuti che in quella notte di metà dicembre del 1899 (la data è incerta ed è ricordata in un trafiletto della Gazzetta dello Sport collocabile tra il 15 e il 18 di dicembre) s’incontrarono all’hotel Du Nord e des Anglais e che decisero all’unanimità di dar vita al Milan Football & Cricket Club. Molti di loro erano inglesi e seguendo le mode dell’epoca erano muniti di pingui baffi a manubrio (vedi foto in basso), tra questi il primo presidente Alfred Edwards, e il cofondatore Herbert Kiplin che fu anche primo allenatore del Milan. Tra i fondatori anche alcuni baffuti storici calciatori che vestirono la maglia di quel primo diavolo come David Allison, che fu anche il primo capitano della storia rossonera, Daniele Angeloni e Giannino Camperio.
Prima del pogonofobico Berlusconi vi furono celebri presidenti irsuti come Luigi Carraro e Giuseppe Farina mentre calciatori d’antan rinomati per il loro mustacchio furono tra gli altri Giuseppe Rizzi, Pietro Lana, Alessandro Scarioni e Francesco Soldera. Abbiamo escluso dal tricotico undici dei casciavìt (cacciaviti in dialetto milanese, usato in senso spregiativo dagli interisti – soprattutto in passato – per indicare l’estrazione operaia della maggior dei tifosi rossoneri), alcuni calciatori ben dotati come Pietro Paolo Virdis (già nella rosa della Juve baffuta), Romeo Benetti (già nella rosa della Roma baffuta) e Andrea Pirlo che spicca forse più per la sua barba.
Il Milan schiera tra i pali il fluente mustacchio di Giulio Nuciari recordman di panchine in Serie A per un portiere, eroe del decisivo spareggio Uefa del 1987 contro la Sampdoria (entrato al posto del glabro e infortunato Giovanni Galli).
Nelle retrovie il trittico è composto dal fiorente giardinetto di Maurizio Venturi, dal mustacchio alla Eddy Murphy di Franklin Rijkaard e dal baffetto sbarazzino di Aldo Maldera.
Sulla mediana la folta striscia pelosa di Ruud Gullit, icona del magico Milan di Arrigo Sacchi, il roccioso orpello di Gennaro “Ringhio” Gattuso, le zigane linee pelose di Zvomir Boban e il decorosissimo mustacchio italico di Walter De Vecchi.
Il tridente d’attacco vede i baffi da giostraio del funambolico Marco Simone, il fine fiammifero della perla liberiana George Weah e la peluria adolescenziale del nuovo acquisto rossonero André Silva.
In panchina l’immortale manubrio di Herbert Kiplin.
©Copyright
Tutti i diritti sono riservati.