Ceretta addio: l’invasione delle ultrapelose

Donne pelose

La rimonta del pelo nelle tendenze estetiche femminili: un po’ di storia, qualche valutazione sul presente e cosa prospetta il futuro

Morgan Mikenas e Adèle Labo, due nomi che forse non diranno nulla a chi non s’interessa di epilazione femminile o delle nuove tendenze pelose che affiorano e si propagano attraverso il web ma che stanno riscuotendo, soprattutto sui social media, un enorme successo promuovendo l’astensione dalla ceretta e di fatto la “liberalizzazione” – o liberazione, a seconda dei punti di vista – del pelo femminile.
Che rate!“(ovvero “che schifo”), commenterà il lettore romano guardando le foto delle due villose ragazze nei loro rispettivi profili social, usando forse inconsciamente un termine che, nel moderno slang romanesco, pare riferirsi etimologicamente proprio al verbo radere o radersi, piuttosto che al sostantivo “rate” che indica invece un pagamento dilazionato nel tempo per l’appunto in rate (della macchina, del computer etc.).
Tornando alle due irsute fanciulle vale la pena indugiare sui motivi che le hanno indotte a cancellare dalla rubrica il numero del loro estetista e a gettare dalla finestra silk epil e cerette varie.
Morgan MikenasSul suo profilo Instagram, Morgan Mikenas (oltre 76mila follower) pubblica da circa un anno discinte foto dove mette in bella mostra un gradevole paio di gambe coperte da una foresta di pelo alla Cuccureddu (il roccioso difensore della Juventus anni ’80 noto per la sua villosità). Questi scatti capaci di far impallidire uno Yeti, secondo il nostro modesto parere contrastano e non poco con il viso angelico della ragazza. Nonostante ciò le stesse foto avranno mandato in brodo di giuggiole diversi tricofili (i feticisti di capelli e peli), provocando per converso attacchi di panico e conati di vomito a numerosi tricofobici (coloro che hanno la fobia di capelli e peli).
In una foto la stessa Mikenas in costume, seduta all’esterno di un’abitazione, censura con un cuore le sue parti intime, artificio grafico che farebbe presupporre abbondanza di pelo proprio lì dove non batte il sole…
Spiega tramite social i motivi della sua quantomeno singolare scelta: “A 12 anni sono stata vittima di bullismo per i miei peli. Non voglio che tutto il mondo segua il mio esempio ma vorrei ispirare altre donne affinché lo facciano, quando mi depilo tutto pizzica, prude e sono scomoda, ora invece mi sento soave. In passato mi sarei sentita sporca e mi sarei vergognata ora non più: mi incantano i miei peli, il mio vello corporeo, mi piace essere la versione più naturale e più umana di me stessa“.
Morgan MikenasSulla stessa lunghezza d’onda Adèle Labo (oltre 10mila fan su Instagram e più del doppio su Twitter) che da due anni ha optato per un “look nature” e, da artista sedicenne, attraverso l’hashtag #lesprincessesontdespoils (le principesse hanno peli), lancia i suoi strali contro la “moda” dell’epilazione: “Questo progetto è una forma di rivincita per tutti gli insulti che ho ricevuto da piccola. Non è stato divertente andare a scuola e confrontarmi con la crudeltà dei miei compagni di classe solo per il fatto di essere pelosa e molti di questi insulti li ho usati proprio nelle mie illustrazioni. Sono felice vedendo che mi accetto così come sono, non pensavo che questa mia idea avrebbe raggiunto tali proporzioni“.
Adèle LaboPersino diverse riviste giapponesi hanno parlato di lei descrivendo questo nuovo fenomeno come qualcosa di straordinario (in questa sede per motivi di prolissità non tratteremo le “fisse pelose” dei giapponesi, cosa che ci riproponiamo di fare in un prossimo articolo). Sempre l’artista sedicenne in una sua intervista rilasciata ad una nota testata messicana delinea i tratti della sua filosofia: “Sono felicissima della quantità di persone che si è interessata a me e sta partecipando al mio progetto. Siamo una squadra! E’ un modo per esprimere qualcosa di ovvio: le donne hanno sempre avuto peli; è qualcosa di completamente normale anche se per la società attuale risulta inconcepibile. Qualcosa deve cambiare perché sia nei film che nelle pubblicità le donne pelose sono considerate sporche“, affermazioni interessanti che tuttavia meriterebbero di fare i conti con la storia…
La pratica della ceretta e dell’epilazione (femminile e in alcuni casi maschile) segue infatti le orme di tutte le società evolute create dall’uomo.
Adèle LaboSenza naturalmente sindacare sul fatto che nessuno dovrebbe essere insultato, o peggio discriminato ed emarginato per motivi di pelo (la battaglia che conduciamo attraverso l’Accademia del Baffo è anche per sdoganare i mustacchi e i peli del viso toutcourt in tutti i contesti soprattutto in ambito lavorativo), la Labo con le sue dichiarazioni ha cancellato almeno 6000 anni di storia dell’umanità. L’artista francese ha infatti collocato il fenomeno dell’epilazione femminile nel contesto moderno più recente scordandosi di citare le pratiche di depilazione delle donne nell’antico Egitto, nell’antica Roma e nell’antica Grecia, omettendo inoltre secoli di storia della lotta al pelo e della cosmesi che, a fasi alterne e con importanti eccezioni, si è sviluppata nel corso dei secoli dal Medioevo al Rinascimento non solo in Europa ma anche nel resto del mondo.
egyptian shavingSenza entrare nei dettagli – ne uscirebbe un trattato di tricologia – è la stessa storia a raccontarci che le donne, soprattutto in alcune società e in determinati contesti, hanno sempre cercato di sbarazzarsi dei peli superflui di gambe, braccia e viso. Discorso diverso per i peli del pube e delle ascelle che, per motivi sessuali – senza entrare nello specifico neppure qui – specialmente in alcune culture, hanno avuto il loro peso per lo sviluppo dell’erotismo.
Facile immaginare il perché visto che i peli delle ascelle richiamano ben altri paradisiaci boschetti sui quali hanno fantasticato nel tempo fior fiore di poeti e scrittori mentre è inutile dire che i peli pubici hanno rappresentato, fino a qualche anno fa, il preludio alla chiave di volta dell’eros femminile; si pensi allo scandalo destato da L’origine du monde di Gustave Courbet o alla Maya desnuda di Francisco Goya. Ancora in pieno ‘800 le prostitute di mezza europa indossavano un merkin (sorta di parrucchino pubico tuttora usato da alcune attrici come espediente scenico nel mondo del cinema e del teatro), per sopperire alla ceretta totale – compiuta soprattutto per motivi igienici e per il proliferare delle malattie veneree – eccitando le fantasie più sfrenate dei loro clienti.
MerkinIl discorso della Labo potrebbe avere tuttavia una qualche base storica soltanto se paragonato all’evoluzione della ceretta in epoca preistorica. In questo periodo è probabile che le donne, fulcro della sopravvivenza della specie, si prodigassero nell’accudire la prole e i primi agglomerati umani, ed è abbastanza comprensibile che non avessero sufficiente tempo per dedicarsi alla ceretta e impiegassero invece il loro tempo libero nella raccolta di cibo commestibile o magari nel proteggere un figlio o la propria pelle, ad esempio dall’attacco di una tigre dai denti a sciabola o dall’aggressione di una tribù nemica. Anche su questo fatto vi sono tuttavia dei fondati dubbi visto che in alcuni siti, utilizzati come rifugio dai nostri più antichi antenati, sono stati rinvenuti utensili per la cura del pelo come rasoi in ossidiana e conchiglie bivalve utilizzate a mo’ di pinzette ante litteram.
Chiudendo il capitolo storico, a nostro avviso vale la pena riflettere sul portato di questa nuova tendenza pelosa e cosa comporta nell’economia dell’equilibrio tra uomo e donna nel nostro presente.
Con il rischio di attirarci le critiche delle femministe, si potrebbe in qualche maniera affermare che il mondo moderno ormai disprezza il potere femminile. Le donne sono sempre più attratte dal potere maschile (interessante a tal proposito anche il libro fotografico Unshaven, pubblicato nel 2015 dalla regista pornografica Nikki Silver, dove vengono mostrati corpi di donne più o meno villose che hanno scelto di non radersi in segno di libertà o di ribellione) e cercano d’inserirsi in quelle posizioni un tempo prerogativa esclusiva dell’uomo. Il lavoro in casa, la cura della famiglia e del focolare domestico, una volta dominio della parte femminile dell’umanità, sono disprezzati e denigrati non solo dall’uomo ma anche dalla stessa donna. In fatto di peluria del corpo il gap tra i due sessi è sempre meno evidente e anzi si sta quasi ribaltando, trovando appunto sempre più donne che trascurano la propria femminilità e sempre più elementi del sesso maschile che invece ricorrono alle cure dell’estetista per cerette, ritocco delle sopracciglia e dell’aspetto fisico (si osserva la stessa tendenza anche nel campo della chirurgia estetica).
UnshavenRecenti ricerche scientifiche hanno stabilito che il livello di testosterone nell’uomo è in media già molto più basso rispetto a quello dei suoi parenti maschili più prossimi (padri e nonni per intenderci). Anche il pene si sta accorciando rispetto al passato, colpa senz’altro dell’esposizione a sostanze nocive per lo sviluppo del testosterone come il Bisfenolo A, presente a livelli allarmanti nelle confezioni di diversi alimenti.
Apprezzabili progressi della società occidentale in fatto di parità dei sessi quali la recente introduzione delle quote rosa obbligatorie e la crescita del livello medio d’istruzione delle donne, ha prodotto un sostanziale decremento delle possibilità lavorative dell’uomo che – suo malgrado ma sovente con piacere – sempre più spesso condivide con la partner la cura della progenie e, a volte, si trasforma in casalingo lasciando il compito di provvedere al sostentamento familiare alla compagna o eventuale moglie, ribaltando di fatto un sistema che in tutto il mondo – salvo casi sporadici e isolate parentesi – è perdurato per diversi millenni con un impatto sui livelli di testosterone dell’uomo che andrebbe attentamente studiato e potrebbe essere foriero di nuove interessanti scoperte…
Cosa ci riserva dunque il futuro? Difficile dirlo, forse una nuova casta di amazzoni prenderà le redini del potere e gli uomini saranno relegati al ruolo di semplici procreatori, fuchi schiavizzati per soddisfare le esigenze del nuovo sesso dominante.
donna gorillaUna visione ancora più distopica del domani vede le donne ricoperte da una fitta coltre di pelo, baffi e barbe foltissime che hanno ormai assorbito, anche a livello tricotico, il potere ancestrale dell’uomo. Una super razza di “primatesse” scimmia (chissà in questo caso come risolverebbe la Boldrini l’annosa questione del femminile, passi “primata” al singolare ma poi al plurale?) dedite alla guerra contro le ultime sacche di resistenza maschile – probabilmente costituite da omuncoli ormai privi di pelo, con le tettine e i cazzetti minuscoli – che su navicelle a forma di assorbente si lancerà alla conquista dello spazio prelevando il seme per la procreazione da uomini tenuti in cattività dentro capsule vegetative. Un inquietante mix tra Matrix, Il Pianeta delle Scimmie e la pubblicità del Lines Seta Ultra.
Viene in mente un episodio di Futurama (cartone animato creato da Matt Groening e David X. Cohen) in cui Fly (il protagonista della serie) finiva nel paese delle donne giganti dove gli individui di sesso maschile, venivano rapiti e, a seguito di estenuanti sessioni di snu snu (a buon intenditor poche parole), morivano con il bacino distrutto dalla veemenza delle gigantesse bramose di seme e soddisfazione sessuale.
Che Madre Natura abbia quindi deciso di stravolgere la realtà in un’ottica riequilibrante? Ai posteri l’ardua sentenza, nel frattempo, finché il testosterone ce lo consentirà, continueremo a scrivere di baffi e a studiarne cura, stile e cultura, certi di non aver fatto cosa vana perché forse un giorno, questo nostro bagaglio di conoscenze baffute potrà tornare utile alle future eredi di Frida Kahlo, dominatrici del domani.

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