L’arco costituzionale da destra a sinistra ci consegna illustri esponenti irsuti: dai “baffini” di D’Alema ai folti barbigi di Almirante
In tutto l’arco costituzionale dei partiti d’Italia il baffo, o quantomeno la barba caprina o da senex (fate voi), ha sempre esercitato una certa fascinazione per i politici de’ noantri. Benché al giorno d’oggi si sia persa l’abitudine di mostrarsi con una bel viso irsuto, guardare il “premier” Matteo Renzi e la sua faccia liscia e rasata come la buccia di un finocchio lascia decisamente spiazzati. Per anni infatti gran parte della classe politica italiana si è mostrata al pubblico ostentando orgogliosamente la propria peluria facciale.
Una pratica comune in grado di abbattere ogni steccato ideologico anche in anni difficili e di duro confronto fisico. Se in passato esisteva ad esempio una cosa che accomunava il Partito Comunista al Movimento Sociale Italiano, questa era senz’altro una certa passione per i baffi. A sinistra noti esponenti baffuti sono stati, e lo sono tuttora, Achille Occhetto (foto sopra), Massimo D’Alema e Fabio Mussi, nulla da fare per Walter Veltroni che pare usi diserbante al posto del dopobarba.
A destra, com’è possibile vedere nella foto d’antan sopra al pararagrafo, i giovani Maurizio Gasparri e Francesco Storace (rispettivamente il terzo e il quarto a partire da sinistra della fila in piedi) mostravano interessanti baffi da “parata” anche se oggi hanno tradito tale pratica. Nulla da fare invece per Gianfranco Fini (il secondo accosciato partendo da destra) che ha sempre preferito avere la faccia liscia come olio di ricino. Vale la pena ricordare che l’ex presidente del consiglio Massimo D’Alema, in onore del suo fiero passato da comunista, meritò nel corso degli anni l’appellativo di “baffino” nome di battaglia con chiaro riferimento all’altro illustre “baffone”, Stalin, di cui abbiamo già parlato in un nostro precedente articolo.
Altro storico esponente del MSI era Teodoro Buontempo la cui vita costituisce di per sé un’opera d’arte in salita degna della migliore rasatura contropelo. Originario dell’Abruzzo e soprannominato affettuosamente “er Pecora” era solito, tra una scazzottata e l’altra fuori dall’università, dormire in una 500 parcheggiata nei pressi di Valle Giulia, provvisoria casa del “rivoluzionario di destra” a Roma. Ci piace immaginarlo malconcio, labbro gonfio e rasoio in mano, nell’atto di sistemarsi la barba accanto ad una fontanella; una sorta di minuto Rambo ante litteram, icona di un’epoca in cui la politica era vissuta con passione.
Ma il baffo più famoso di tutti a destra resta senza dubbio quello di Giorgio Almirante, rimasto immutato sino alla sua morte.
Certo i tempi sono un po’ cambiati da allora ed oggi, tra un sorriso ed una stretta di mano, si preferisce presentarsi imberbi e privi di pelo sul viso anche se nello stomaco, non dovrebbero essere pochi i personaggi a Montecitorio ad avere una fitta foresta… Chissà se, in questi tempi di mala politica, prima o poi non si torni alle origini riprendendo almeno a ridere sotto i baffi tra un inghippo e l’altro.
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