In alcune pitture rupestri testimonianze di epilazione con conchiglie bivalve, rinvenuti anche rasoi in selce e ossidiana: qualcuno sceglie la “rasatura ancestrale” anche oggi
Nel corso di una vita la barba può crescere oltre i 9 metri. Sarwan Singh, un 42enne insegnante canadese di etnia sikh, è ad oggi l’uomo con la barba più lunga del mondo, ben 2 metri e 30 centimetri, ma nel Guinness dei Primati Hans Nielsen Langseth, norvegese che morì a 81 anni in North Dakota, con i suoi 5,33 metri di barba, fu documentato come l’uomo più barbuto di sempre. Si calcola che mediamente un uomo spenda circa 3000 ore della propria esistenza a rimuovere 25,000 peli facciali che sono tra le altre cose resistenti come altrettanti fili di rame dello stesso diametro. Faccenda perniciosa che ha senz’altro tolto diverse ore di sonno ai nostri antenati primitivi migliaia di anni fa coinvolti come noi, a giudicare dalle testimonianze delle pitture rupestri e da diversi studi in materia, nei dilemmi della tonsura.
Nell’età della pietra infatti sia l’homo sapiens che il Neanderthal ricorrevano a diversi stratagemmi per liberarsi della peluria facciale, dalla radicale epilazione con conchiglie bivalve usate a mo’ di pinzette (Ouch! e voi che pensate di essere dei duri facendovi la barba con il rasoio a mano libera) ai denti di squalo, alle schegge e alle punte di selce e ossidiana usate come ancestrali rasoi. Per lubrificare il viso al posto del sapone e della schiuma da barba venivano applicate misture di grassi animali e ceneri di legno e anche oli e unguenti ricavati da diverse piante agli albori della chimica applicata alla cosmesi…
Chissà se qualche antico buontempone già in tempi così remoti non abbia infine rinunciato alla barba prediligendo i baffi o magari non abbia deciso di modellarsi onor del mento e mustacchi con forme particolari per attirare le donne nel gioco del corteggiamento o eventualmente spaventare i nemici durante qualche guerra tribale o anche per motivi spirituali cercando di somigliare il più possibili agli animali magici degli sciamani… E’ lecito fantasticare sopra questi argomenti anche perché proprio recentemente alcuni studiosi hanno documentato ritrovamenti di piume decorative usate dai tanto bistrattati Neanderthal probabilmente nelle loro acconciature e non risulta pertanto così peregrino azzardare ipotesi di primitivi aggiustamenti del complesso barba/baffi…
La digressione sulla rasatura ancestrale ci consente in ogni caso d’introdurre il pezzo forte dell’articolo odierno ovvero il video pescato nel sempre più torbido e profondo oceano del web prodotto da tal Mike Cook, artigiano e presunto esperto di sopravvivenza nordamericano che sul suo sito www.artofishi.com pubblicizza una serie di articoli in selce, osso e ossidiana fabbricati dalle sue sapienti mani.
In un inquietante video lo stesso Cook, con lucida follia, compie operazioni di rasatura dell’onor del mento con una scheggia di ossidiana appena scalfita da un blocco unico, mostrando ancora una volta l’efficacia tagliente di tale materiale (usato non a caso anche da Aztechi e Inca per la fabbricazione di temutissime armi da lancio e corpo a corpo), una dura pelle da cinghiale inferocito e, soprattuto, un coraggio (forse meglio follia) degno dell’eredità dei padri pellegrini fondatori del suo paese e dell’ostinazione dei trapper dell’epopea western alla Hugh Glass di The Revenant…
Per chi volesse tentare questo tipo di esperienza “border” oltre al sito del buon Cook, in internet potrà trovare diversi altri portali che mettono in vendita rasoi, punte e coltelli artigianali in selce e ossidiana tra i quali interessantissimi e pregiatissimi sono quelli di fabbricazione in stile Ainu, gli antichi abitanti dell’isola di Hokkaido nel nord del Giappone e delle isole Curili e di Sachalin in Russia, esperti proprio nel trattamento dell’ossidiana.
Concludiamo di seguito questa breve digressione sulla rasatura ancestrale con il video di youtube di un altro ardito cinghiale che documenta la sua esperienza di rasatura all’ossidiana:
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