Un augurio speciale oggi ad uno dei più grandi amanti e ritrattisti di sempre in assoluto della nostra bene amata ciccia baffa.
Nacque oggi nel lontano 1819 ad Ornans il gradissimo Gustave Courbet, pittore di chiara fama che con il suo pennello ritrasse alcuni dei quadri più di rottura di tutti i tempi.
Convinto che la missione dell’artista fosse innanzitutto quella di descrivere le condizioni sociali dei meno abbienti e quando possibile cercare di migliorarla, cosa del tutto rivoluzionaria in un’epoca in cui i dipinti erano riservati solo alla media ed alta borghesia, fondò e fu uno dei massimi esponenti del movimento realista.
Come il maestro Leo Salemi fu fiero portatore di mustacchi ed amante della cicciabaffa sin dall’età giovanile (vedi autoritratto “Il disperato” 1844/1845) finendo col dedicarle una delle sue maggiori opere: parliamo ovviamente del quadro “L’origine del mondo” del 1866. Una tela famosissima, oggi esposta al Quai d’Orsay di Parigi, che suscitò ieri come oggi i malumori di tutti i ben pensanti pronti a puntare il dito contro un’opera così genuina.
Divertente l’aneddoto che gira intorno all’identità della modella che prestò il suo fiore alla gloria dei secoli: per molti sarebbe la modella di origine irlandese Joanna Hifferman, già amante di Courbet e protagonista di un’altre celebri opere come “Jo, la bella irlandese” (1865/1866) o “Il sonno”(1866) che nel ritrarre una scena lesbica destò scalpore sino al 1988.
Altri quadri degni di nota in cui traspare tutto il suo amore per la verità: “Funerale ad Ornans” (1849/1850) dove usò per modelli i familiari del defunto o “Gli spaccapietre” (1849) con veri manovali intenti nel loro lavoro. Un modo rivoluzionario di intendere l’arte e che molto probabilmente ispirò oltre un secolo dopo il regista Claudio Caligari nel suo film “Amore Tossico” quando per descrivere la vita di un gruppo di eroinomani scelse di usare dei veri tossicodipendenti.
Indimenticabili infine “L’atelier dell’artista” (1854/1855), in cui traspare tutta la sua scala di valori con un’allegoria indecifrabile, o il durissimo j’accuse contro la società parigina dell’epoca de le “Fanciulle sulla riva della Senna” (1857).