Un irsuto manipolo di accademici ha rappresentato il tricolore alla kermesse più “pelosa” del mondo
Lo scorso fine settimana ad Anversa si è svolto il Campionato Mondiale di Barba e baffi. Non ci vuole certo un luminare per comprendere che cosa possa esattamente accadere ad una manifestazione del genere nella quale sostanzialmente si sfidano i più dotati del globo a livello di peli facciali (o meglio quelli che si ritengono tali e che soprattutto hanno i fondi per affrontare la trasferta).
Le origini della competizione sono dibattute, c’è chi dice che il primo mondiale di questo genere si sia tenuto in Nord Italia nel 1970 anche se, ufficialmente, la prima “convention” universalmente riconosciuta risale al 1990 e si tenne ad Höfen/Enz in Germania (da allora ogni due anni cambia sede).
Nel 2017, prima di transitare per Anversa, si era tenuta ad Austin in Texas – città dunque celebre non più solo per “checche e tori” ma anche per i suoi prodigi tricotici – e nel 2021 si trasferirà ad Auckland in Nuova Zelanda.
Lo scorso 17, 18 e 19 maggio, nella patria delle beghine e dei begardi, ad organizzare era lo Snorrenclub Antwerpen vzw (il club dei baffi di Anversa), con in testa il suo ospitale presidente Ronnie Vermaulen, che si è preso la briga di predisporre tutto il necessario per accogliere degnamente gli oltre 200 ospiti nazionali ed internazionali, arrivando a far costruire un meraviglioso carro baffuto che ha aperto la parata di chiusura domenicale.
Varie le categorie alle quali era possibile partecipare: dai baffi alla Dalì, agli ungheresi, ai freestile, dalle barbe naturali (Fabrizio Bottos, nostro simpatico compatriota, imprenditore 42enne di Azzano Decimo, si è aggiudicato la categoria, diventando il primo italiano detentore del titolo) a quelle alla Garibaldi (sì, proprio alla lanuginosa camicia rossa unificatrice d’Italia e dei due mondi, è dedicata una categoria e questo non può che farci piacere).
Girovagando per l’Elisabeth Center, mentre l’ammontare di consumazioni alcoliche lievitava vertiginosamente, non sono mancati incontri con personaggi memorabili…
Abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Mr Mc Muppet, un americano che ha partecipato nella categoria baffi freestyle, con un look da Giano bifronte del mustacchio, così tanto nella parte da camminare al contrario per tutta la durata della manifestazione, anche nella parata finale (il premio per lo scoppiato numero uno del weekend è suo a mani basse).
Kailash Nau è invece un simpatico nepalese con una foltissima chioma al di sotto del mento e da quel poco che si è riuscito a carpire (parla più o meno come il compianto Apu dei Simpson), dalla Malesia (suo domicilio lavorativo) si era spinto fino in Belgio per difendere i colori del suo Paese sfoggiando una bizzarra barba paragonabile a due enorme antenne d’aragosta.
Vale la pena menzionare in questa sede anche Michael MJ Johnson, altro statunitense che ha avuto l’ardire di presentarsi con un sorprendente “Nike moustache” (5 anni di crescita per completare la pelosa opera, la multinazionale dovrebbe fargli un monumento o almeno scritturarlo per la prossima campagna promozionale).
Vi erano naturalmente anche i rappresentanti dei maggiori club di barba e baffi del mondo, tra questi c’eravamo anche noi.
Per l’Accademia del Baffo di Ponte Milvio si è trattato del battesimo del fuoco, la prima partecipazione ufficiale. Cinque valorosi e irsuti legionari erano infatti all’Elisabeth Center (la sede del convegno accanto alla stazione centrale di Anversa) e seppur non presenti in categoria (la caratura baffuta purtroppo non ce lo consentiva e alcuni dei più dotati sono restati a presidio della sede romana), hanno saputo difendere l’onore dell’Accademia al bancone dove, a suon di consumazioni e colpi di boccale, hanno dato prova di coraggio e soprattutto della loro tempra da bevitori, innaffiando senza tregua nel dolce nettare “di coltura” belga i preziosi vicini del naso.
Con gli altri sodali si è presto avuto modo di notare come l’atmosfera fosse leggermente tesa e che alcuni dei partecipanti sembrassero prendere la competizione un filino troppo sul serio… L’impressione ci è stata confermata anche dal nostro amico Rod Littlewood, presidente dell’Handlebar Club di Londra, già membro della giuria nelle scorse edizioni e presente alla kermesse, che ci ha raccontato di come in passato lui stesso avesse avuto modo di assistere ad accese discussioni tra partecipanti e organizzatori, scatenate da presunte lacune valutative e susseguenti mancate premiazioni (l’occasione ci ha permesso di suggerire dalla prossima convention un antidoping da crescina).
Purtroppo nessuna zuffa tra gli astanti ha allietato la nostra presenza, una scazzottata tra barbuti o una maxi bagarre barbe contro baffi, con tanto di boccali di birra e sgabelli lanciati in aria, avrebbe senz’altro aggiunto l’ennesimo abbaglio onirico, alle già ricche rimembranze di questo tour de force alcolico…
Ciò detto la convention ha goduto della nostra presenza quel tanto che basta per capire di che pasta sono fatti i nostri mustacchi. Già dal secondo giorno infatti, dopo poche ore dall’inizio dell’evento, il piacere di trovarsi tra cotanti mustacchi e l’eccitazione della novità, ha iniziato progressivamente a scemare, lasciando spazio ad un montante tedio.
Il weekend tra sodali si è dunque presto trasformato in una zingarata stile Amici Miei (era prevedibile vista la pronunciata vena goliardica dei partecipanti), con tanto di giro sulla ruota panoramica, vagheggiamenti di attrazioni – mai visitate e solo sfiorate con la fantasia – e incursioni nelle numerose e fornitissime birrerie della città, dove la nostra implacabile sete è stata solo parzialmente soddisfatta.
Con alcuni degli italiani presenti al Mondiale, tra cui ricordo certamente il pluricampione Xausa Jean-Pierre, il sottoscritto ha gettato le basi per la creazione di una federazione italiana di barba e baffi che possa presentare una nutrita schiera di valenti e lanuginosi atleti ai prossimi mondiali di Auckland. Il sogno è quello di organizzare il mondiale a Roma magari nel 2023, annata che, rimandando numericamente al fortunato orifizio, potrebbe essere quella buona per portare finalmente orde baffibarbute nella capitale.
Fantasticherie a parte, il bilancio di questa prima esperienza è senz’altro più che positivo e, a distanza di pochi giorni, il Presidente sente già forte la nostalgia di queste indimenticabili serate belghe in compagnia dei suoi amati sodali, fratelli di baffo e di boccale.