Il “complesso” del barbiere e del rasoio a mano libera

Rasatura a mano libera

Tra stereotipi hollywoodiani e paure archetipe radersi da soli o affidarsi a terzi per la barbitonsura resta un atto di fede o se vogliamo una prova di coraggio anche nel terzo millennio

razor
Operazione delicata, personale ed intima la rasatura ha conservato nei millenni tutto il suo fascino misterioso e per molti resta ancora un tabù soprattutto se si parla di rasoi a mano libera.
Del resto a meno che non vi sia stata tramandata da parenti esperti, l’antica arte del rasoio nasconde infinite insidie ed è molto più complessa di quanto sembri. Tralasciando per il momento gli aspetti tecnici della questione, che ci riserviamo di analizzare profusamente in seguito, ci interessa in questa sede approfondire le paure archetipe che accompagnano l’atto stesso della tonsura e che frenano numerosi maschi adulti da questa nobile pratica inibendo incontri anche fortuiti con un qualsivoglia barbitonsore. A meno che il buon dio non vi abbia infatti reso del tutto glabri dalla pubertà, risulta impossibile esimersi dalla pratica della rasatura. In molti tuttavia risolvono sbrigativamente affidandosi alle più innovative applicazioni della tecnica, dai rasoi elettrici di ultima generazione passando per gli usa e getta a lame multiple che consentono di dirimere la questione in totale sicurezza e con il minimo dispendio di tempo e denaro. Tuttavia chi abbia provato anche solo una volta il brivido del rasoio a mano libera converrà con noi sul fatto che nessun altro tipo di rasatura riesce a trasformare quest’esperienza in un momento squisitamente riflessivo ed autocelebrativo, spesso catartico; un omaggio all’esser nati maschi e al proprio spirito virile. Al contempo con i giusti accorgimenti, grazie a questo tipo di pratica è possibile raggiungere livelli di perfezione e profondità difficilmente toccabili anche con l’ausilio dei più moderni ritrovati della tecnica rasentando picchi di pulizia del viso ancora più incredibili affidandosi alle mani esperte di un barbiere.
radersi
Perchè il rasoio a mano libera fa paura?
Innanzitutto si consideri che l’oggetto stesso è, fra le opzioni a disposizione per la rasatura, quello che più si avvicina ad un’arma bianca. Si pensi che in tempi di divieti di armi da punta, con gli editti napoleonici e soprattutto con le riforme giolittianine dei primi del ‘900, a pochi anni dall’unità d’Italia, i criminali o più semplicemente la gente di strada usava portare con sé coltelli dalla punta smussata estremamente simili a rasoi, non solo nella foggia ma anche nella realizzazione, per evitare problemi con la legge.
Proprio in questo periodo si svilupparono tipologie di coltelli a punta smussata quali la Guspinesa a spatola, lo Sfilato a punta tonda, la Zuava, la Mozzetta guardiagrele e a punta tonda, il rasolino, il coltello alla Favarese, il serramanico a Cozzu di Monacu (solo per citarne alcuni) e, al contempo, alcuni maestri d’arme studiarono tecniche specifiche che enfatizzavano fendenti e colpi di taglio prediligendo obbiettivi sensibili a questo genere di attacchi (mani, avambracci, viso, collo, giunture delle gambe) e rendendo temibilissimi questi strumenti anche in assenza di stoccate ed eventuali offese di punta. Si può dunque concludere che il rasoio è a tutti gli effetti un parente stretto del coltello e in qualche maniera radersi potrebbe quasi essere equiparato ad un duello all’arma bianca con sé stessi. Se tutto questo già potrebbe far desistere qualcuno dal radersi a mano libera, immaginiamo se poi tale delicata operazione debba essere affidata a terzi. Offrire la gola al barbiere è a tutti gli effetti un atto di fede. Anche l’uomo più forte sulla sedia del barbiere è alla mercé del proprio Figaro che potrebbe facilmente sgozzarlo come un capretto per semplice imperizia, sadismo o in preda ad un momento di follia.
duello
Paure ancestrali dicevamo che frenano o hanno frenato diversi curiosi dal varcare la soglia del barbiere e che hanno ispirato le fantasie macabre di Hollywood e del grande schermo toutcourt con celebri scene sanguinose associate ai barbieri e all’uso dei rasoi. Forse l’immagine più famosa che riguarda un rasoio nel cinema è quella di Un chien andalou capolavoro surrealista di Luis Buñuel e Salvador Dalí (non a caso due emeriti geni baffuti) che proprio nei primi fotogrammi della pellicola sciocca lo spettatore grazie alla lama di questo arnese, maneggiata da un losco individuo, che taglia in due l’occhio sinistro ben aperto di una donna seduta su una sedia.
un chien andalou Bunuel Dalì
Altro esempio rilevante è quello di Sweeney Todd serial killer britannico recentemente interpretato da Johnny Depp nella pellicola di Tim Burton riadattamento del musical di Stephen Sondheim. Diversi storici hanno dubitato della reale esistenza del cosìddetto Barbiere Demonio che avrebbe afflitto Londra tra la fine del ‘700 e i primi anni dell’ ‘800 con diversi efferati omicidi nella sua bottega di Fleet Street ma è probabile che nella leggenda permanga qualche traccia di verità…

Sweeney Todd

Dalle rasoiate criminali di Sweeney Todd, che nascondeva le sue vittime mutilate facendole cadere nella cantina del suo negozio con un sofisticato sistema di scambio di poltrone idrauliche, alle lacerazione del volto inferte ad un esponente del Ku Klux Klan, sempre a colpi di rasoio, dall’agente dai metodi poco ortodossi Rupert Anderson interpretato da uno splendido Gene Hackman (mito di Hollywood grande cultore di baffi) in Mississippi Burning – Le radici dell’odio.

PASSI DI DANZA SU UNA LAMA DI RASOIO

Rasoi Horror in Passi di danza su una lama di rasoio dove un killer uccide le sue vittime, indovinate un po’, a colpi di rasoio. Anche in Dracula di Francis Ford Coppola un memorabile Conte vampiro interpretato da Gary Oldman lecca il sangue dalla lama del rasoio di Johnathan Harker/Keanu Reeves in una scena impressionante che solo il genio di Coppola poteva immaginare.

Milano Calibro 9Rasoiate da poliziesco in Milano Calibro 9 di Fernando Di Leo dove lo strumento di tonsura viene utilizzato da Rocco Musco (Mario Adorf illustre rappresentante di baffo italico) e dal suo compare per estorcere informazioni ad uno sfortunato corriere implicato in uno scambio di valuta, scena alla quale si è ispirato Tarantino ne Le Iene armando Mister Blonde (Michael Madsen) di un rasoio che tortura un poliziotto privandolo di un orecchio in una memorabile scena di cinema sulle note di Stuck In The Middle With You degli Stealers Wheel.

Van Gogh rasoioQuesta scena pulp delle Iene ci consente una breve digressione artistica ricordandoci come anche lo stesso Van Gogh utilizzò un rasoio per tagliare un orecchio a qualcuno, (sé stesso…), in un raptus autolesionista dopo aver tentato invano di assalire con la stessa lama il suo compagno di casa Paul Gauguin. Tornando al cinema non è possibile non citare l’emblematica e cruentissima scena iniziale de La promessa dell’assassino di David Cronenberg dove, proprio nelle prime battute della pellicola, un novizio gangster taglia la gola con un rasoio ad un uomo di un clan rivale seduto sulla poltrona del barbiere.

A volte purtroppo la realtà supera la fantasia e gli incubi diventano fatti di cronaca, celebre a tal proposito l’omicidio del mafioso italo-americano di origini calabresi Albert Anastasia freddato a colpi di mitragliatrice da ignoti killer al barbershop del Park Sheraton Hotel di Manhattan a New York il 25 ottobre del 1957 proprio quando, seduto comodamente sulla poltrona del suo barbiere di fiducia, aveva abbandonato tutte le difese lasciando lontani i suoi guardaspalle. Più recente ma non meno impressionante l’omicidio di Carmelo Miloti, capomandamento di Cosa nostra, avvenuto nella bottega di un barbiere di Favara il 14 agosto del 2003 con modalità simili a quelle di Anastasia: una pubblica esecuzione in un luogo in cui evidentemente il Miloti si sentiva come a casa offrendo la gola al suo Figaro e contemporaneamente al suo sicario.
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