Baffi alla Fu Manchu: variante mustacchiuta dall’oriente

Pokoto Pokoto

Sebbene derivino da un noto supercattivo cinematografico questa variante di baffi è stata un tempo in voga tra filosofi e imperatori

hqdefaultI baffi alla Fu Manchu (o baffi alla cinese o anche alla mongola) sono una tipologia di mustacchi peculiare delle popolazioni orientali di Cina e Mongolia. I peli sopra labiali crescono ai lati della bocca fino a formare due lanuginose “liane” parallele che si allungano verso il basso superando la linea del mento. A volte questo tipo di baffo è accompagnato da un altrettanto fino e prolungato pizzetto.
Questo genere di baffi prevede un considerevole periodo di “coltivazione” non inferiore ai 5 mesi a seconda del personale grado d’irsutismo.
Per ottenere questo stile occorre inoltre rasare con attenzione dall’attaccatura laterale del labbro superiore evitando così un effetto a ferro di cavallo (variante simile ma dalla storia totalmente differente) e facendo bene attenzione a non sacrificare quella parte di peli che dovrà poi prolungarsi verso il basso. Quando le cime dei mustacchi raggiungeranno almeno i 5 centimetri di lunghezza occorrerà poi pettinare regolarmente i baffi in modo da educarne la direzione e consentire il diradamento dei peli amplificando così l’effetto dello stile desiderato che sarà naturalmente maggiore con l’aumentare della misura del mustacchio evitando così di assomigliare ad un crommeal irlandese, che invece deve essere lasciato crescere quasi allo stato brado, ed evitando il tipo di baffo alla messicana che si discosta dal Fu Manchu per densità e minore estensione.fu-manchu

Origini
Il nome di questi baffi deriverebbe dal Dottor Fu Manchu, personaggio di fantasia nato dalla penna dall’autore angloirlandese Sax Rohmer apparso per la prima volta nel racconto The Mystery of Dr. Fu Manchu del 1913. Un supercattivo di origini cinesi sbarcato a Londra con l’intento di salire ai vertici del mondo criminale della capitale inglese con metodi subdoli e poco ortodossi (dall’utilizzo di sicari, animali velenosi per eliminare i nemici, sostanze psicotrope per stordire gli avversari, ricorso ad oscure sapienze alchemiche etc.). Curiosamente nel racconto dello stesso Rohmer Fu Manchu è privo di mustacchi che invece appaiono sul volto di Warner Oland in The Mysterious Dr. Fu Manchu (Il drago rosso) pellicola del 1929 diretta da Rowland V. Lee, prima rappresentazione cinematografica del perfido personaggio.
Anche nella successiva e più famosa pellicola con lo stesso soggetto, The Mask of Fu Manchu (La maschera di Fu Manciu) del 1932 diretta da Charles Brabin, Fu Manchu è interpretato da Boris Karloff che per la prima volta porta sullo schermo un autentico ed estremamente scenico baffone alla Fu Manchu (vedi foto in alto) che consacrerà definitivamente questo stile di mustacchi nell’immaginario collettivo accostandolo alle insidie provenienti dall’oriente e al cosiddetto terrore – o pericolo – giallo, fobia diffusa in occidente già al temine del 19° secolo e che ha origini ataviche collegate alle razzie e alle incursioni militari dei popoli delle steppe al termine dell’impero romano d’occidente e durante il medioevo.

Baffi cinesi e pericolo giallo sul grande schermo
Effettivamente in qualche maniera questo genere di baffi ha finito poi per caratterizzare innumerevoli personaggi negativi del grande schermo quasi a rappresentare la parte oscura della Cina e dell’Asia tout court in quell’errore grossolano che tuttora fa confondere il paese del dragone con altri paesi asiatici, come ad esempio il Giappone, latore di una cultura distante anni luce rispetto a quella cinese.
Tornando sulla stessa pellicola bisogna ricordare che all’epoca della sua uscita l’ambasciata cinese a Washington ebbe a lamentarsi con i rappresentanti statunitensi per via dell’immagine devastante del paese asiatico che usciva fuori dalla visione del film.
Lo stesso Fu Manchu nel film pronunciava la celebre frase “Uccidi gli uomini bianchi e prendi le loro donne“(“Kill the white man and take his women!“), che riproduceva esattamente le paure di un occidente assillato dal terrore delle orde asiatiche sin dai tempi di Attila e Gengis Khan e che era stato recentemente scosso dalla cosiddetta rivolta dei Boxer (agosto 1899 – settembre 1901) che aveva portato appena una trentina d’anni prima alla uccisione di diversi cinesi convertiti al cristianesimo e civili occidentali, culminata poi nell’assassinio del barone Clemens von Ketteler, ministro della Germania imperiale in Cina.
Tale evento provocò la conseguente reazione della comunità internazionale e la costituzione della lega delle 8 nazioni che intervenne militarmente per rompere l’assedio delle legazioni internazionali a Pechino da parte dei rivoltosi costringendo l’Imperatrice Cixi e buona parte della corte imperiale a fuggire a Xi’an portando all’imposizione sulla Cina di pesanti risarcimenti economici e commerciali a favore delle potenze occidentali e del Giappone.
Nello stesso periodo in quasi tutti i paesi occidentali politiche razziste, incrementate dagli spauracchi del pericolo giallo, vedevano gli immigrati di origine cinese emarginati e spesso soggetti ad autentiche persecuzioni (soprattutto negli Stati Uniti e in Australia).
baffi-fu-manchu Nella Germania imperiale fu lo stesso Guglielmo II a dare forza al mito del pericolo giallo che vide anche nella propaganda i suoi folti baffoni alla Kaiser contrapporsi a quelli esili ma intrinsecamente subdoli dei cinesi (vedi foto sopra).
Lo stereotipo venne ripreso anche durante il nazismo e trasposto nel pericolo rosso derivato dalla Russia comunista in un’irsuta e drammatica guerra ideologica quando i baffetti ora a spazzolino di Hitler si opponevano ai folti baffi di Lenin e Stalin, accumunati dalla propaganda nazista dell’epoca a barbari popoli delle steppe (effettivamente la bisnonna paterna di Lenin era di origine oirata, mentre il padre di Stalin aveva radici in Ossezia regione storicamente popolata da popolazioni semi nomadi di origini turche).
Sempre a proposito del film di Charles Brabin, chiave di volta fondamentale per comprendere a fondo questo stile di baffi, si pensi che nella trama Fu Manchu s’impone come obbiettivo simbolico quello di sottrarre a degli archeologi occidentali la spada e la maschera d’oro di Gengis Khan, vessilli fondamentali per unire sotto il proprio potere tutte le genti asiatiche ed ambire al dominio del mondo. Episodio che potrebbe essere letto come un passaggio di potere baffuto visto che come si è avuto modo di ricordare in precedenza lo stesso leader mongolo doveva avere a sua volta questo genere di baffi.
Gengis Khan Probabilmente anche Attila, il più antico progenitore di Gengis Khan (vedi foto sopra), che con i suoi barbari fu il martello dei romani negli ultimi anni dell’impero d’occidente, aveva probabilmente i baffi alla Fu Manchu e si capisce dunque perché in Europa e nell’emisfero occidentale questo genere di mustacchi sia ammantato da un’aura maledetta.
Imperatore Ming Flash GordonSulla scia delle rappresentazioni cinematografiche negative di questo genere di mustacchi e tralasciando le ulteriori rappresentazioni hollywoodiane del dottor Fu Manchu (celebre quella di Christopher Lee nella foto in copertina) che ebbe un nutrito numero di sequel, vale qui la pena citare Flash Gordon – Il conquistatore dell’universo (Flash Gordon Conquers the Universe) pellicola cinematografica del 1940 sull’omonima striscia di fumetti di Alex Raymond diretto da Ford Beebe e Ray Taylor nel quale Charles Middleton interpreta l’Imperatore Ming (vedi foto sopra), futuristica proiezione del dottor Fu Manchu e arcinemico dell’eroe buono Flash Gordon, che indossa vestiti orientali perpetrando lo stereotipo del pericolo giallo proponendo nel volto – neanche a dirlo – dei maliziosissimi baffi alla Fu Manchu.
David Lo Pan Anche il cattivo di Grosso Guaio a Chinatown (Big Trouble in Little China) pellicola cult del 1986, diretto da John Carpenter, il terribile David Lo Pan (vedi foto sopra) interpretato dal mitico James Hong, porta dei baffi alla Fu Manchu. Il film fu un successo al botteghino e divenne una delle pellicole simbolo degli anni ’80. Il trionfo finale del protagonista, il camionista Jack Burton impersonato da Kurt Russell, sul cattivo Lo Pan, negli Stati Uniti che uscivano da appena una decina d’anni dalla disastrosa disfatta del Vietnam, fu in qualche maniera interpretata come una rivincita cinematografica dei marines e della nazione statunitense stessa che subiva gli strascichi dell’incubo di “charlie” e dei fantasmi della giungla vietnamita.
In effetti lo stesso Jack Burton potrebbe somigliare ad un reduce della guerra del Vietnam e se in qualche maniera Rocky battendo Ivan Drago, come qualcuno ha avuto modo di sottolineare in un recente e ben riuscito documentario, è stato in qualche maniera “La Bomba Atomica di Reagan” contro la Russia comunista, Jack Burton eliminando Lo Pen può essere considerato quanto meno un cazzutissimo missile terra aria dello stesso presidente degli Stati Uniti, uno schiaffo virtuale del numero uno degli States al Vietnam comunista di Ho Chi Minh (vedi foto sotto), autentica incarnazione del male per la propaganda filo USA e che – guarda caso – issava a sua volta come Lo Pan, dei Baffi alla Fu Manchu arricchiti da un folto pizzetto.
ho chi minhNel cinema, ad eccezione di alcune straordinarie varianti di cui si tratterà in seguito, questo stile di mustacchi ha sempre avuto un’accezione negativa e il cinese o in maniera più estesa l’orientale buono, soprattutto ad Hollywood, ha sempre mostrato un baffo meno vistoso come se il taglio tradizionale e maggiormente regolare contribuisse a meglio inquadrare il personaggio dell’asiatico negli schemi della società occidentale.
Ad esempio prendendo spunto dallo stesso Grosso Guaio a Chinatown l’alleato “in guerra” di Jack Burton Egg Shen (interpretato da Victor Wong, vedi foto sotto) ha un Fu Manchu “standard” meno vistoso del suo rivale Lo Pan e tratti somatici giapponesi (alleati in realtà degli Stati Uniti dopo la sconfitta nella IIª guerra mondiale in ottica anti-cinese dalla proclamazione della Repubblica Popolare).
Egg Shen Anche il personaggio di Charlie Chan nato dal romanzo “The house without a key” (La casa senza chiave, 1925) dello scrittore Earl Derr Biggers e che dal 1926 si convertì in una ricca serie cinematografica che divenne popolare con l’interpretazione di Warner Oland, aveva dei baffi più ordinati, quasi un Fu Manchu educato alla occidentale.
charlie chan
Quando il Fu Manchu è positivo
I baffi alla Fu Manchu non hanno avuto solo una connotazione negativa, ad esempio il filosofo Confucio, fondatore del complesso etico-religioso del confucianesimo, che è senz’altro ammantato da un’aura positiva, nelle sue più celebri rappresentazioni issa questo genere di baffi (vedi foto in basso).
confucioAnche un suo collega più recente Kang Youwei autore del Da Tongshu (大同書) (“Libro della Grande Unità”), opera il cui nome è tratto da una società utopistica ispirata dagli stessi di precetti Confucio, aveva i baffi alla Fu Manchu.
Kang Youwei I più celebri imperatori della dinastia Ming tra i quali Hongwu (fondatore della “casata”), Yongle (foto in basso) e Jiajing (solo per citare i più famosi) portavano questo stile di baffi ed è estremamente probabile che anche grazie a loro lo stile sia diventato sempre più celebri sino a propagarsi nelle più lontane province dell’impero cinese.
Yongle Positivo ma comunque ambiguo il canuto baffone del maestro di arti marziale cinese di Kill Bill 2 Pai Mei (foto in basso), ispirato ad alcune pellicole cinesi degli anni ’70. Da cinefilo accanito il regista Quentin Tarantino lo ha voluto rappresentare con un lunghissimo Fu Manchu accompagnato da un fluente pizzetto a cascata che completa perfettamente la lanuginosa decorazione di questo personaggio pittoresco.
Pai Mei A proposito di Kill Bill, sempre in tema di contrapposizioni baffute, il primo maestro della “sposa” Uma Thurman è Hattori Hanzo, un forgiatore di katane di origini giapponesi che a differenza del malizioso Pai Mei vive una vita più regolare ed è senz’altro una figura più rassicurante accompagnata naturalmente da un baffo classico, marchio di fabbrica dell’orientale buono.
hattori hanzo

Fu Manchu comico
Lo stesso baffo alla Fu Manchu ha avuto anche delle curiose derive comiche. Peter Sellers con The Fiendish Plot of Dr. Fu Manchu (Il diabolico complotto del Dr. Fu Manchu) del 1980 ha voluto portare sullo schermo l’immagine parodiata del temibile dottore cinese caratterizzato dai soliti baffi (foto sotto).
fumanchu460L’opera non convinse pienamente la critica mentre fu senz’altro più apprezzata, almeno in Italia, l’interpretazione del cinese Ciu Ci Ciao proposta da Thomas Milian nel film trash/cult Delitto al ristorante cinese girato da Bruno Corbucci nel 1981. Proprio questo personaggio dai baffi alla Fu Manchu, il motto Pokoto Pokoto e la sua vis comica incrementata dallo scambio con l’altra maschera naturale bombolo è finito per diventare lo stereotipo del cinese trasferito in Italia.

Abbinamento al vestiario
Un vestiario da abbinare a questo genere di baffi potrebbe prevedere una camicia a collo coreano o a kimono accompagnati magari da dei pantaloni palazzo o Chino che abbiano un profilo allargato ad aumentare l’effetto orientaleggiante dell’ispirazione. Si potrebbe suggellare il tutto con un paio di espadrillas che sanno molto di ambiente rurale e risaia ma il clima deve essere favorevole altrimenti potreste essere a rischio assideramento. I più arditi accompagneranno questo stile di baffi direttamente con un kimono dai colori sgargianti e delle scarpe cinesi a punta, attenzione che potreste essere guardati con sospetto anche girando così vestiti per le vie di Pechino mentre in Italia qualcuno potrebbe fare una soffiata al più vicino centro d’igiene mentale (abbinamento consentito per carnevale e halloween).

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